Samuel Morse, inventore del telegrafo, con l’aiuto del suo assistente Alfred Vail, progetta una regola per la codifica dei caratteri da utilizzare nella trasmissione via telegrafo. Verrà chiamato codice ( o alfabeto) Morse e diventerà lo standard per le trasmissioni telegrafiche e successivamente per le trasmissioni via radio, ancora oggi utilizzato dai radioamatori e per alcune comunicazioni.
Oltre alle rilevanza del codice Morse per gli utilizzi nella telegrafia via filo e radio, questo rappresenta un primo significativo esempio di codifica “ottimizzata” di informazioni: principio che poi verrà ampiamente utilizzato nel campo dell’informatica e del software per gestire l’informazione in formato digitale (con i soli valori zero e uno).
Il codice Morse si basa su un principio molto semplice, l’ apertura e chiusura di un circuito elettrico: la pressione di un tasto nella stazione locale attiva un relè nella stazione remota. Il relè può essere collegato ad un dispositivo acustico, che emette un beep, o ad un dispositivo scrivente.
Il codice prevede tre regole:
Codifica dei caratteri: ogni carattere è composto da un numero variabile di azionamenti del tasto (aperture/chiusure del circuito elettrico). La codifica scelta da Morse sarà ottimizzata in base alla frequenza d’uso di ciascun carattere nella lingua inglese.
Durata della chiusura del tasto: breve, definito punto; lunga, definita linea.
Intervalli di tempo fra le pressioni del tasto: una linea ha una durata tre volte maggiore del punto, lo spazio tra linee e punti di un carattere equivale alla lunghezza di un punto, quelli tra le lettere equivalgono ad una linea (tre punti), quelli tra parole equivalgono a sette punti.