1838: Invenzione del codice Morse

Samuel Morse, inventore del telegrafo, con l’aiuto del suo assistente Alfred Vail, progetta una regola per la codifica dei caratteri da utilizzare nella trasmissione via telegrafo. Verrà chiamato codice ( o alfabeto) Morse e diventerà lo standard per le trasmissioni telegrafiche e successivamente per le trasmissioni via radio, ancora oggi utilizzato dai radioamatori e per alcune comunicazioni.

Oltre alle rilevanza del codice Morse per gli utilizzi nella telegrafia via filo e radio, questo rappresenta un primo significativo esempio di codifica “ottimizzata” di informazioni: principio che poi verrà ampiamente utilizzato nel campo dell’informatica e del software per gestire l’informazione in formato digitale (con i soli valori zero e uno).

Il codice Morse si basa su un principio molto semplice, l’ apertura e chiusura di un circuito elettrico: la pressione di un tasto nella stazione locale attiva un relè nella stazione remota. Il relè può essere collegato ad un dispositivo acustico, che emette un beep, o ad un dispositivo scrivente.

Il codice prevede tre regole:

Codifica dei caratteri: ogni carattere è composto da un numero variabile di azionamenti del tasto (aperture/chiusure del circuito elettrico). La codifica scelta da Morse sarà ottimizzata in base alla frequenza d’uso di ciascun carattere nella lingua inglese.

Durata della chiusura del tasto: breve, definito punto; lunga, definita linea.

Intervalli di tempo fra le pressioni del tasto: una linea ha una durata tre volte maggiore del punto, lo spazio tra linee e punti di un carattere equivale alla lunghezza di un punto, quelli tra le lettere equivalgono ad una linea (tre punti), quelli tra parole equivalgono a sette punti.


Fonti

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