Leibniz, Gottfried (1646-1716)

Staordinario e versatile scienziato tedesco, nel 1662, a 16 anni, Gottfried Leibniz si laurea in Filosofia a Lipsia, e nel 1665 in diritto. Appassionato del sapere e studioso in vari campi della matematica e delle scienze, era convinto che “non sia giusto che uomini eccellenti passino ore come schiavi impegnati ad eseguire calcoli, che potrebbero essere affidati a chiunque senza timore se venissero usate delle macchine”.

Nel 1666, all’età di 20 anni, getta le basi per il passaggio dal sistema decimale al sistema binario, nell’opera “Sull’arte Combinatoria”. Leibniz era convinto che la logica, o “le leggi del pensiero” potesse passare da uno stato verbale – che era soggetto alle ambiguità della lingua, del tono e delle circostanze – ad una condizione matematica assoluta. “Una sorta di linguaggio universale o script, ma infinitamente differente da quelli progettati sinora, perche’ i simboli e perfino le parole utilizzate rappresenterebbero direttive per la mente, e gli errori, eccetto per quelli di fatto, sarebbero semplici errori di calcolo. Sarebbe molto difficile definire o inventare questo linguaggio o le sue caratteristiche, ma molto facile comprenderlo senza alcun dizionario”.

Questo concetto era probabilmente troppo avanzato per l’epoca, e la comunità scientifica del tempo lo ignorò. Dieci anni più tardi, in Cina, fu pubblicato il “Libro dei cambiamenti”, o “I Ching”, nel quale l’universo è visto come una progressione di dualità in contraddizione, una serie di on-off, di possibilità si-no, come luce-buio, maschio-femmina, che formano le complesse interrelazioni della vita e della coscienza.

Leibniz lo vide come una conferma delle sue teorie, pensando che se la vita poteva essere ridotta ad una serie di scelte schematiche, anche il pensiero, o la logica, potevano essere organizzate nello stesso modo. Incoraggiato da queste nuove idee, tornò a lavorare al suo rudimentale sistema binario, trascrivendo diligentemente i numeri in sequenze apparentemente infinite di zeri e uno, anche se in realtà non seppe poi come utilizzarle.

Nel 1670 progetta una macchina calcolatrice digitale, lo “Stepped Reckoner”, un dispositivo che, oltre ad eseguire addizioni e sottrazioni, poteva moltiplicare, dividere, e calcolare radici quadrate tramite una serie di successive somme. Questo dispositivo “a ruote dentate” funzionava sulla base dei numeri decimali. Anche se probabilmente lavorò negli anni all’idea di come realizzare una macchina basata sul suo sistema binario, in cui credeva fortemente, non riuscì a concretizzare questo progetto.

In realtà, questa idea divenne negli ultimi anni della sua vita quasi una ossessione, una sorta di misticismo. In questa sua visione “finale”, i numeri binari rappresentavano la creazione: il numero uno rappresentava Dio, e lo zero il nulla.

Leibniz morì senza veder realizzato il suo sogno di un linguaggio matematico/logico universale, ma lasciando il principio fondamentale degli zero e uno ad altri, inclusi Ploucquet, Lambert e Castillon. George Boole riprese i loro lavori circa 125 anni dopo, proseguendone lo studio e avvicinandone la loro applicazione pratica.


Fonti

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